Pensavo di essere di destra, lo pensavo veramente. E lo manifestavo votando Alleanza Nazionale, ho sempre votato la banda del buco guidata da Fini.
Pensavo che mai e poi mai avrei votato a sinistra (e lo penso ancora) perchè non amo chi pensa, in nome di un eguaglianza che non esiste, di appiattire talento e voglia di fare. Chi predica tolleranza e con questa maschera i problemi. Chi ha nelle proprie liste trans e terroristi. Chi è contro, per partito preso, alla classe imprenditoriale alla quale appartengo.
Votavo a destra perchè sono per le regole, per la legalità, per la meritocrazia, per la famiglia e per chi crede che certi valori possano ancora esistere.
Ed ora?
Ora sono a chiedermi da chi mi sento rappresentato?Chi voterei oggi se mi si presentasse l'occasione? Alleanza Nazionale è diventata una sorta di sindacato degli statali con Fini che ha il suo da fare nell'omologarsi a Berlusconi. Lo stesso Silvio si rende conto che la barca va a fondo e che il transatlantico della politica imbarca acqua da tutte le parti. A sinistra c'è il vuoto più totale. Di Prodi non vale neanche la pena di sprecare parole e mi piacerebbe trovare uno, anche solo uno, alla quale piace il mortadellone bolognese. L'alternativa sarebbe Veltroni? Veltroni è "il nuovo che avanza"? Non mi sembra una gran soluzione a dire il vero, meglio di Prodi si ma a essere meglio di Prodi ci vuole poco, bastava anche Gigi il Fenomeno.
Come tutti ho seguito, e sto seguendo, il tentativo di Grillo di smuovere il palazzo facendolo tremare dalle fondamenta. Purtroppo devo ammettere che sono sulla stessa lunghezza d'onda e dico purtroppo perchè non ho mai amato le opinioni urlate, le posizioni estreme e i momenti di rottura, preferendo il dialogo e una "buona politica" ma oggi mi rendo conto che il segno lo si è passato da un bel pò e non c'è modo di tornare indietro.
La mia generazione deve avere spazio, deve sedere nelle posizioni che contano a fare apprendistato ed essere pronto a intervenire. Il ricambio generazionale è una necessità e i trentenni devono essere pronti a intervenire in prima persona ma prima deve tornare un concetto di legalità che non riesco a vedere da nessuna parte, in nessun ambito.
Il sistema è difficile da cambiare, quasi impossibile in Italia, ma il parlarne così tanto potrebbe portare a qualcosa, bisogna insistere.
Nel frattempo, qualora si andasse a votare, andando contro alle mie idee starei a casa, non mi presenterei e questa potrebbe essere una via. Ci sono nuove elezioni?NON CI ANDIAMO! Cosa andiamo a votare per dei settantenni che vivono di privilegi e nei quali non mi rispecchio? Cosa ne sa del mio futuro uno che nemmeno lo vedrà?
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5 commenti:
Ipocrisia a destra e ipocrisia a sinistra. La soluzione non credo sia nel non andare a votare, ma nell'esprimerci, con i blog e sui blog. Con le chiacchiere al bar. Con tutto quel che è comunicazione, l'insoddisfazione si sta palesando...
Mi sa che non hai tutti i torti neanche tu! Per fortuna ci sono i blog a fare cartello, esempio illuminato ne siano il mio e il tuo che,tu mi insegni, sono sempre solo di un paio di posizioni rispetto a quello di Grillo in quanto a lettori.
Il Paese in crisi economica e sociale deve fare i conti con un sistema politico, una classe dirigente incapace di rispondere all'urgenza del momento. È il nuovo affondo di Confindustria al Palazzo, alla sua efficienza discutibile, al suo funzionamento e soprattutto ai suoi costi e ai suoi sprechi. Spende parecchio, il Parlamento, più che nel resto d'Europa, denuncia l'associazione degli industriali presieduta da Montezemolo in un'analisi del centro studi che in 287 pagine passa ai raggi X l'intera macchina politico-istituzionale.
Il documento, che sarà presentato domani, si risolve in una critica impietosa e a tutto campo: "Vi è un chiaro problema di inadeguata governance del Paese che risiede nella legge elettorale, nelle regole di governo, nella forma di Stato". Gli imprenditori, neanche a dirlo, nutrono scarsa fiducia nella capacità della politica di rigenerarsi, tanto che "una riforma della legge elettorale resta improbabile" e solo l'iniziativa referendaria, è la loro tesi, "può essere una spinta salutare verso il cambiamento".
Ma il bubbone sul quale il centro studi di via dell'Astronomia ha focalizzato l'attenzione è quello attualissimo dei costi. "Il fatto che la politica abbia dei costi non è messo in discussione. Ciò che invece è motivo di pesanti critiche è il fatto che ad una inevitabile livello di costi non corrisponda un funzionamento efficace".
Il finanziamento della politica. L'analisi di Confindustria mette a confronto i sistemi di cinque paesi occidentali: Stati Uniti, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito. In Italia il meccanismo ruota attorno ai rimborsi elettorali, che in occasione del voto del 2006 sono ammontati a 200 milioni 819 mila euro. Fuori dai nostri confini l'asticella scende non di poco: 152 milioni di euro il finanziamento negli Usa, 132 milioni in Germania, 73 milioni in Francia, 60 in Spagna, 9,23 (ai soli partiti di opposizione) nel Regno Unito.
Quanto costa il Palazzo. Dal raffronto emerge che "l'Italia è il Paese che spende di più" per mantenere le istituzioni. Anzi, il nostro Parlamento, da solo, assorbe il 41% dei costi complessivi, quanto Francia e Germania insieme. Di conseguenza, è piuttosto sostenuto il costo medio delle casse pubbliche per ciascun parlamentare: 1 milione 531 mila euro, "poco meno del doppio di quello complessivamente sostenuto da Francia e Germania e quasi sei volte superiore a quello sostenuto dalla Spagna".
Ogni italiano infatti spende 16,3 euro per sostenere le Camere, contro i 2,1 della Spagna, l'8,1 della Francia, i 6,3 della Germania. E questo, incalza Confindustria nella sua disamina, "malgrado la situazione italiana sia contraddistinta da minore efficacia ed efficienza".
L'Italia si piazza in testa alla classifica anche per gli stipendi dei suoi 78 europarlamentari. Quasi 150 mila euro di indennità base (alla quale aggiungere rimborsi spese, benefits, costi di soggiorno) a fronte dei 105 mila dell'Austria che segue lontana secondo, gli 84 mila della Germania e giù con gli altri. Per non dire dello stipendio dei parlamentari nazionali. Il centro studi mette maliziosamente a confronto l'indennità con il costo di 1 kg di pane, dal 1948 ai nostri giorni. Fino al 2006, quando lo stipendio ha superato quota 15.304 euro a fronte di una spesa per acquistare il pane che per il cittadino comune ammonta a 2,86 euro.
La patologia del sistema. E poi c'è l'indotto della politica, il popolo di consulenti, esperti, consiglieri, assessori, portaborse, che negli anni è cresciuto a dismisura. Gli industriali parlano di "ipertrofia degli apparati burocratici che soprattutto nelle due ultime legislature hanno proliferato indisturbati e senza controllo". Di più, di "permanenza di privilegi improntati a due pesi e due misure". "Un humus tutto italiano, storicamente allergico al rispetto delle regole e al controllo della legalità". È la Politopoli secondo Confindustria, destinata a essere travolta dalla "sfiducia dei cittadini verso le istituzioni, la più alta tra i paesi sviluppati".
eccolo li,che l'angolo di trumbe è tornato.........grande copiaincolla!
trumbe solo una cosa. l'attendibilità di confindustria non mi sembra sia elevatissima viste le figure fatte dalle aziende italiane negli ultimi anni poi...
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