venerdì 21 settembre 2007

CHI HA PAURA DELLA GDO?


A seguito di questo articolo de "Il Giornale" (http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=207549) mi sono venute in mente alcune riflessioni.
Coraggioso e lungimirante, mi tolgo il cappello davanti all'imprenditore.
Però un libro lo vorrei scrivere anche io e, se fossi il signor Caprotti e non il signor nessuno, farei molta più notizia di lui. Racconterei, per esempio, delle cifre spese dalle aziende per posizionare il proprio prodotto sullo scaffale mascherato dalla grande distribuzione come fee d'ingresso, o delle condizioni vergognose che impongono alle aziende per chiudere i contratti che spesso portano, dopo anni di sacrifici spesi a credere nei propri prodotti e in quello che dovrebbe essere un mercato libero, a chiudere azienda e sogni.
Mi piacerebbe ricordare di come il fiorire di tanti supermercati abbia portato a un'appiattimento dell'offerta, alla chiusura di una moltitudine di piccoli esercenti schiacciati dalla politica del "sottocosto" o "dell'offerta volantino". Ha ragione il giornalista a dire che questi grandi spazi sono "un pezzo d'America trapiantato in Italia" ma questa è l'Italia! L'italia è fatta di botteghe e non di megastore, di cittadine e non di megalopoli, di contatto con la gente non di msn, di consigli su quel "prosciutto che questa settimana che è una favola" e non di big Mac.
Le piccole aziende sono in balia a dei direttorucoli che si credono il padreterno perchè il loro padrone ha dato loro una bella cravatta e un briciolo di potere, un pò come i cani al parco i cui padroni utilizzano il guinzaglio allungabile.
Ultimo esempio? Pinerolo, gioco in casa. Ci sono sempre stati piccoli supermercati e dettaglianti, la cosa funzionava e c'era sufficiente offerta per il bacino di 40000 abitanti. Poi è arrivato Carrefour e ora, non paghi, è in corso un mega cantiere per realizzare un Iper con annessi 40 negozi. Per realizzarlo sono stati spostate strade, verrà addirittura costruita una nuova rotonda e il comune cosa fa? Come un puttana di strada si fa attrarre dai soldi degli oneri di urbanizzazione fregandosene delle attività commerciali e dell'impatto che questo mostro di cemento avrà sul territorio.
Così avremo un bel centro commerciale per andarci a mangiare un bel Big Mac al sabato pomeriggio.
VA FFA N CU LO ! !
Si sta così male in provincia di Cuneo dove a questi stronzi non danno possibilità di aprire? Fa così schifo Alba dove il piccolo commercio è ancora florido? Sono da sfondare le Langhe dove non si sente la necessità di un megastore?
Dobbiamo puntare sulla qualità, sul made in Italy, sulle nostre tradizioni, sul saper fare bene le cose. Mandiamoli a affanculo questi stronzi di buyer. Vuoi il mio prodotto? NO! Venditi le tue porcate industrializzate, l'artigiano te lo sogni. L'azienda artigiana lo vuole servire ugualmente? bene! Ma le regole le fa l'azienda produttrice e non il servetto elegante con il nome sulla scrivania e i prodotti DEVONO essere valorizzati. I listini DEVONO avere una logica commerciale.
In Francia c'è una legge per questo: non si possono abbassare i listini oltre una soglia, la concorrenza deve essere libera e non vincolata allo strapotere della GDO, i piccoli esercizi non devono essere costretti a chiudere perchè "il mercato oggi è così". Smettiamola di farci prendere per il culo!
E per favore Signor Caprotti non ci dica che la sua è una "storia di un epopea italiana". Lei è un grande imprenditore ma la sua azienda non è il simbolo dell'Italia che lavora perchè quel posto, mi consenta, è già occupato dalle piccole aziende e dalle botteghe che sono la vera storia e la colonna portante dell'economia italiana da sempre.

1 commento:

Silvio Viale ha detto...

ti prego parliamo più approfonditamente delle barriere all'ingresso negli scaffali della grande distribuzione. quantifichiamo...