
Ierisera ho giocato a calcetto, poi sono andato a casa e vista la pochezza dell'offerta televisiva ho preso un libro. Si tratta di un romanzo leggero che mi aveva colpito un pomeriggio in una libreria di Pinerolo, "Per prendersi una vita", scritto udite udite da Max Pezzali. Confesso di averlo preso dallo scaffale più per il rispetto dovuto a chi parla degli "anni d'oro del grande Real, quelli di Happy Days e di Ralph Malph..." che per vera convinzione nelle capacità narrative dell'autore.
Mi sono anche beccato un "bello!dev'essere un capolavoro!Va a cagare và...max pezzali!" da uno scettico Principe che è solito divorare libroni di ben altro spessore ma mi aveva colpito la piccola descrizione della seconda di copertina perchè poteva essere quella di uno dei miei racconti. "Il mercato di Instambul" per la precisione.
Così ierisera mi sono messo nel letto verso le 11 e mezza e ho iniziato a leggere capendone pagina dopo pagina le affinità con la mia storia. Beh...leggi e leggi...verso le due meno un quarto le 220 pagine del primo romanzo del ragazzo di provincia (come me) erano terminate.
In effetti ho trovato moltissime affinità con la storia scritta da me un paio d'anni fa, anche nel modo di raccontarle e nelle sensazioni provate dal protagonista, dalle cose fatte e pensate che forse sono un pò tutte uguali per chi, come me, è nato nella seconda metà degli anni 70 e ha vissuto il bello e il brutto delle cittadine di provincia.
In conclusione un romanzo leggibile, che scorre, non una pietra miliare dell'editoria italiana per carità, però uno scritto sincero, di pancia, in cui è facile riconscersi e scoprirsi con un sorriso mentre lo si legge.
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